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In particolar modo, la registrazione delle informazioni nel registro presume che di questa il Pubblico Ministero conceda, sia pure nei limiti dell’integrità del rapporto o dell’atto di denuncia, una determinazione giuridica: se in fase di inchieste preliminari questa varia o il fatto emerge come diversamente specificato, il P.M. si occupa della revisione delle registrazioni senza effettuare nuove registrazioni (art. 335, 2° comma, c.p.p.).
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Al contrario, in tutti i casi differenti dalla variazione della categorizzazione giuridica o dalla verifica di condizioni inasprenti (sia in caso di nuove emergenze a carico del medesimo soggetto sia nel caso di stessi eventi a carico di soggetti differenti dall’inquisito iniziale), il P.M. deve effettuare altre registrazioni delle informazioni di reato.
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Il termine per le inchieste preliminari presunto dall’art. 405 c.p.p. ha inizio autonomamente per ciascun soggetto inquisito da quando risulta registrato il connesso nome e per il soggetto inquisito inizialmente registrato da ciascuna seguente catalogazione di “notitia criminis”.
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Per il 3° comma dell’art. 335 c.p.p. era interdetta la divulgazione delle catalogazioni incluse nel suddetto registro: l’inquisito non poteva, cioè conoscere l’esistenza di inchieste preliminari a suo carico se non tramite l’invio dell’avviso di garanzia o dell’istanza di rinvio dell’inchiesta.
La L.n. 332/1995, in tema di riforma dei provvedimenti cautelari, replicando a un bisogno molto sentito a livello giudiziario, ha sovvertito questa impostazione autorizzando la diffusione dei dati catalogati nel registro, alla parte lesa, alla persona registrata e ai rispettivi avvocati che lo richiedano:
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eccetto, tuttavia, che costituisca un ostacolo la particolare caratteristica (di malavita organizzata) delle fattispecie di reato per cui si procede o specifici bisogni connessi alla fase di inchiesta.
In quest’ultimo caso, il Pubblico Ministero, nel deliberare sull’istanza, può ordinare, con decreto plausibile, la segretezza delle registrazioni per un periodo non maggiore di tre mesi e non rinnovabile.
In caso di istanza di divulgazione delle informazioni del registro dei dati di reato in base all’art. 335, 3° comma del codice, la cancelleria della Procura della Repubblica, se la replica è positiva e non emergono ostacoli alla replica presunti dai commi 3 e 3 bis dell’art. 335, concede i dati richiesti precorsi dalla formula (emergono le seguenti registrazioni passibili di notizia).
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In caso opposto, si replica con la formula: (Non emergono registrazioni passibili di informazione) (ad. 110 bis disp. att.). In base all’art. 3 D.M. 30-9-1989, il registro deve essere fornito di rubrica alfabetica che include i dati generali del soggetto a cui è ascritto l’evento e della vittima, del soggetto querelante o accusante.
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Con postilla n. 128.11.2459/89, in data 26 marzo 1990, del Min. G.G., Aff. pen., Uff. I, in merito alla domanda se agli organi di polizia giudiziaria sia consentita la visione dei registri penali conservati dalla cancelleria della Procura della Repubblica, è emerso che l’art. 2, 3° comma del D.M. 30-9-1989, n. 334 (disciplina per l’attuazione del codice di procedura penale) non limita agli addetti della Procura la concessione del permesso a visionare i registri penali conservati nella Procura stessa.
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Considerate, anzi, le specifiche funzioni delle sezioni di polizia giudiziaria — che devono supportare la magistratura all’istante e in osservanza della relazione di dipendenza funzionale delle sezioni medesime rispetto agli organi giudiziari responsabili degli uffici presso cui sono costituite (art. 59 c.p.p.), è da affermare che gli ufficiali e funzionari di polizia giudiziaria possano essere nominativamente legittimati — ove sia assolutamente necessario— a visionare i registri penali.
È inutile dire che i funzionari così legittimati devono obbligatoriamente rispettare la segretezza dei dati dei registri.
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Al termine dell’anno solare, le procure sul registro delle informazioni di reato sono tenute a ricapitolare numericamente, divisi per anno, gli iter processuali rimasti pendenti connessi a soggetti incriminati liberi e, disgiuntamente, quelli connessi ai soggetti in regime di custodia cautelare.
REGISTRO DELLE NOTIZIE DI REATO connesse AD IGNOTI (MOD.44) Motivi di convenienza e di conformità hanno indicato la previsione necessaria per tutti gli uffici del P.M. di un registro dei processi a carico di soggetti ignoti, distinto da quello delle informazioni di reato connessi a soggetti conosciuti.
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Se dopo le inchieste realizzate sia identificato il soggetto cui è ascritto l’evento criminoso, dovrà procedersi a nuova catalogazione nel registro dei soggetti noti, ma dovrà essere precisato il numero del registro di derivazione, così da rappresentare comunicazione adeguata, per il magistrato procedente, in rapporto al nesso temporale della prima catalogazione.
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REGISTRO DEGLI ATTI NON COSTITUENTI informazione DI REATO (MOD. 45) Da una precisa definizione delle norme incluse nell’art. 335 c.p.p., le quali impongono il dovere al P.M. di catalogare il nome del soggetto cui la fattispecie di reato è ascritta (1° comma) e di registrare ogni variazione della qualifica giuridica dell’evento o delle sue condizioni (2° comma) emerge che le informazioni non istituenti informazione di reato non dovranno essere catalogate nel registro delle informazioni di reato, ma in un altro registro, del tutto differente dal primo e non paragonabile all’attuale registro generico.
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In esso saranno catalogati, con l’avvertenza della data e della materia, tutti i documenti ed informazioni che non debbano essere catalogate nei registri delle informazioni di reato connessi a soggetti conosciuti o anonimi: tutti gli atti ed informazioni, ossia, del tutto sprovvisti di rilevanza sul piano penale (esposti o appelli in ambito civile o amministrativo; esposti senza alcun senso, ovvero di materia anomala o insensata; documenti connessi a episodi fortuiti etc).